CASTELVETERE SUL CALORE

RAFFAELE BIMONTE

UN GRANDE BENEFATTORE DIMENTICATO

 

APΩ [croce monogrammatica, simbolo di “principio” e “fine”] Qui sono state deposte le ossa di Raffaele, figlio di Daniele Bimonte, geometra molto esperto, che nacque a Castelvetere sul Calore il 6 [in verità l’8] novembre 1825. Lo stesso, pio e fervente cattolico, ammirevole per la singolare generosità verso i bambini, che lasciò eredi universali, adempì bene a pubbliche funzioni, soprattutto come capo nella direzione delle truppe ausiliarie; visse con intenso amore con la moglie Rosa Nargi; nel trentaduesimo anno di matrimonio fu celebrato il mesto funerale a Napoli il 13 aprile 1886 —– La moglie, erede usufruttuaria, il primo luglio del 1887 si prese cura di traslare qui, dal cimitero di Napoli, le spoglie del rimpianto suo nobile marito e, afflitta, pose l’epitaffio a suo marito e ad Annina, sua nipote”.

È la traduzione, dal latino, dell’epitaffio posto sulla tomba di Raffaele Bimonte. Purtroppo, la sua singolare magnanimità  non è valsa a destare nei suoi concittadini, di ieri e di oggi, “all’ombra dei cipressi” una “corrispondenza d’amorosi sensi”. La tomba – mai un fiore, mai un cero, mai una lacrima – è avvolta nella gelida nebbia dell’abbandono, dell’indifferenza e della noncuranza: “Ahi! su gli estinti non sorge fiore, ove non sia d’umane lodi onorato e d’amoroso pianto” (U. Foscolo). Unica eccezione – ed è doveroso segnalarla – la pietà della Signora Rosaria De Angelis, moglie di Erminio Follo, abitante in via Lazzari: ogni anno si prendeva cura di accendere una lampada sulla tomba di Raffaele, nei giorni 1 e 2 novembre.

A porre rimedio a così grave dimenticanza di tutti noi Castelveteresi, l’Associazione di promozione culturale “La Ripa” non solo intende ricordare la figura del grande benefattore in questo scritto, ma si propone anche di onorarne la memoria in un futuro evento, a lui dedicato.

 

 

IL TESTAMENTO

Poiché Raffaele non aveva figli, la perdita della nipote Anna, chiamata Annina, che abitava con lui al Largo di San Lorenzo e alla quale era legato da profondo affetto, fu determinante nella sua decisione di lasciare tutti i suoi beni alla Congrega di Carità di Castelvetere. Del testamento, rogato a Montemarano il 6 ottobre 1883 dal notaio di Cassano Irpino, Giacomo di Lisio, riportiamo solo le parti salienti:

“Io sottoscritto Raffaele Bimonte fu Daniele di condizione Gentiluomo e Perito Agrimensore, sano di mente, avendo dinanzi il pensiero dell’eternità e salvezza dell’anima, faccio con questo atto il mio testamento olografo, di piena e libera volontà, a norma delle leggi in vigore. 1° Raccomando l’anima mia al SS. Cuore di Gesù e di S. Maria delle Grazie, invocando pure l’aiuto di San Giuseppe, San Michele Arcangelo e di tutti gli angeli e santi, affinché possa l’anima mia dopo la morte essere accolta in Paradiso. 2° Lascio e costituisco mia moglie Rosina Nargi usufruttuaria di tutti i miei beni, […] vita sua durante […]. Cessato l’usufrutto […], dispongo, nomino, e costituisco, mio erede universale e particolare, la Congrega di Carità di questo Comune di Castelvetere. [In caso d’impedimento,] autorizzo con questo atto gli esecutori testamentarii […] di vendere ipso facto e senza autorizzazione delle Autorità competenti, tutti i miei beni ereditarii, ed il ritratto della vendita dividerlo ai poveri di Castelvetere in proporzione della necessità e bisogni di ognuno […]. Di tutta l’altra rendita proveniente dai miei beni […], si fonderà un Asilo infantile in questo Comune di Castelvetere per l’istruzione della gioventù maschile e femminile del medesimo Comune, a fine di non vedere più in mezzo alle strade abbandonata la gioventù crescente, la quale beve a larghi sorsi il veleno della corruzione ed inciviltà con discapito dell’onore e dell’interesse delle famiglie […]. A questo Asilo infantile saranno ammessi i soli naturali di Castelvetere […]. Per la direzione […] sono preferite le Figlie della Carità”.

 

 

I beni del donatore, valutati £ 45.120, comprendevano molti ricchi fondi agricoli, situati in diverse località di Castelvetere, un comprensorio di case in via San Rocco e una “Casa Palazziata posta alla Strada Corso Bellini”, oggi Corso Umberto I, sede dell’Asilo. L’inventario di “tutti i mobili, mobilia, ed effetti mobiliari, denaro contante e suoi rappresentativi”, rinvenuti nel suddetto edificio, fu compilato il 13 giugno 1886 dal notaio di Montemarano, Generoso Benvenuto. In uno stipo fu “rinvenuto un paratino completo di Ottone con bouquet di fiori, destinato per l’altare di Santa Maria delle Grazie in buono stato, e si è valutato Lire mille”.

 

 

L’ASILO INFANTILE

L’Asilo infantile, il cui “Statuto Organico” era stato approvato fin dal 1888, entrò in funzione nel 1906, come si rileva dalla lapide commemorativa affissa sulla facciata dell’edificio:

QUESTO ASILO INFANTILE/OPERA DI CARITÀ POPOLARE/RAFFAELE BIMONTE/IL DÌ 6 OTTOBRE INSTITUIVA/E DOTAVA DI TUTTE LE SUE SOSTANZE/L’ANNO 1906/APRIVALO ANZI TEMPO NELLE CASE DEL MARITO/LA VEDOVA USUFRUTTUARIA/ROSINA NARGI/MADRE IMPAREGGIABILE/DEI BAMBINI DEL POPOLO

 

 

L’apertura dell’Asilo infantile non solo favorì un’adeguata formazione religiosa ed intellettuale dei fanciulli,  contribuendo in modo decisivo ad abbassare il tasso di analfabetismo nel paese, ma permise anche ai genitori di dedicarsi più liberamente alle loro attività lavorative.

Nei giorni della commemorazione dei morti, a nome di tutti noi Castelveteresi, l’Associazione di promozione culturale “La Ripa” ha deposto un vaso di fiori e tre lampade dinanzi alla tomba di Raffaele Bimonte, in segno di riconoscimento e di gratitudine.

Giovanni Sullo