CASTELVETERE SUL CALORE: via LAZZARI
Il termine “Lazzari”, nel nostro caso, non ha nessuna connotazione politica: riferimento diretto ai Lazzari o Lazzaroni napoletani di piazza Mercato, alle operazioni militari dei sanfedisti contro gli insorti della Repubblica napoletana del 1799. Sta probabilmente ad indicare la condizione sociale di un piccolo gruppo di abitanti – 25 nel 1797, come riporta Lorenzo Giustiniani nel suo “Dizionario Geografico” – di un villaggio non distante dal paese, i quali, benché poveri, sopravvivevano, per lo più come coloni, coltivando i fertili campi adiacenti, ricchi di orti. Il villaggio “Lazzari” comprendeva non solo l’attuale via, ma anche Lazzari-Litti, Lazzari-Acquafredda, Lazzari-Camposanto. Nel 1839, in attesa del progetto della costruzione del nuovo cimitero affidato all’ingegnere Gennaro Greco, il sindaco Sabato Bimonte chiese all’intendente di poter seppellire i cadaveri nel terreno adiacente alla Cappella del cimitero del 1794: la risposta fu positiva, nonostante le riserve del sottintendente, data la vicinanza “di un casale denominato Lazzari”.
Nel 1807, ai sensi della legge del 3 novembre 1806 del re di Napoli Giuseppe Bonaparte, il Comune di Castelvetere iniziò la compilazione del “Catasto provvisorio”, che fu completata nel 1816. In riferimento alla località “Lazzari” vi sono registrati non solo i nominativi dei proprietari delle case e dei terreni agricoli, ma anche la presenza di un “molino” appartenente ad Andrea Cotillo e a Carissimo Saggese. In precedenza ne era stato proprietario il padre di Carissimo, Nunziante, muratore e imprenditore, capostipite della famiglia Saggese. Nel Settecento, il mulino era anche un piccolo pastificio, la cui attrezzatura Nunziante decise di vendere il 3 giugno 1788 con atto rogato dal notaio di Castelvetere, Placido Mele: “M.ro [Mastro] Nunziante Saggese spontaneamente ha dichiarato, e dichiara in presenza nostra, qual.te [qualmente] ha ricevuto, ed avuto da Francesco Salemmo della Città di Mirabella docati Centotrentaquattro di moneta di argento correnti, [che] sono per la valuta di un suo Torchio con tutti i suoi attrezzi da far Maccaroni”. A conferma della fervorosa operosità degli alacri abitanti del luogo, è da segnalare la presenza, nel secolo XX, di un frantoio, “centimmolo”, di proprietà di Arcangelo De Angelis e di un mulino ad acqua di Michele Moccia, le cui pale erano azionate dalle acque del torrente Remolise, che si facevano confluire nella “palata”. Nei pressi del mulino una sorgente d’acqua leggerissima alimentava una fontana, detta appunto del “Moliniello”. Ora le ninfe Naiadi di questa come di tante simili sorgenti del paese languono, solitarie, nell’abbandono e nella tristezza, in attesa – speriamo non vana – di un ritorno all’antica leggiadria.
Proprio in questo punto del torrente ruzzolò dalla mula Francesco De Sanctis, come lui stesso ci narra in “La Giovinezza”, proveniente dalla Taverna di Santa Lucia, dopo aver percorso via Lazzari: “A quel tempo era il regno dei “galantuomini”; i contadini, in povertà e in servitù, erano trattati come i loro asini; io non ne sapevo nulla, ed ero soddisfatto e quasi sorpreso dei loro evviva [ ]. Rialzato d’animo e di forza, mi messi a caracollare per la discesa, e viva via giunsi a un torrente, che si menava dietro grosse pietre e faceva gran fracasso. Il contadino, presa la briglia, andava innanzi, tirati su i calzoni; io mi tiravo su le gambe per non bagnarmi, e, perdendo l’equilibrio, caddi rovescioni nell’acqua, e il contadino mi afferrò e si disperava, e io gli dicevo: – Dio non peggio – Era un motto di papà, rimastomi impresso”.
Il villaggio “Lazzari” ha dato i natali a un illustre e fecondo poeta, Don Vincenzo Nargi, compositore per lo più di poesie in vernacolo, dedicate alla Madonna, ai santi (San Francesco, Sant’Amato) o ad amici e parenti, scritte in vari momenti ed occasioni. “Bella figura di sacerdote, Vincenzo Nargi vive per 80 anni all’ombra della sua amata Irpinia. Nato a Castelvetere sul Calore il 2 novembre 1906, dopo gli studi in seminario a Nusco e Salerno, riceve l’ordinazione sacra nel 1930 da monsignor Pasquale Mores vescovo sulla cattedra di S. Amato (1919 – 1950). Prefetto d’ordine e insegnate al ginnasio, nel 1935 ottiene la nomina a parroco di S. Lucia in Montella ove si prodiga con amore e dedizione per i suoi fedeli lungo un arco di trenta anni. In seguito diventa Arciprete della Collegiata di S. Maria in Piano e parroco di S. Giovanni Battista, sempre a Montella. […] Soffre molto nell’ultima parte della vita per una serie di mali fisici che sopporta con pazienza sino all’ultimo giorno, il 7 agosto 1986” (Livio Nargi).
Con l’auspicio che vengano con cura e solerzia pubblicate tutte le sue composizioni, invitiamo i lettori ad unirsi con atteggiamento filiale, in questo giorno festivo del 2 luglio, nella recita della supplica del poeta:
MAMMA MIA !!!
Supplica alla Madonna delle Grazie di Castelvetere sul Calore (di Don Vincenzo Nargi)
SE L’UOMO NEI PERICOLI
INVOCA: MAMMA MIA!
PERCHÉ LA MAMMA È L’UNICA
CHE IN QUESTA DURA VIA
DAL MAL LO PUÓ SALVAR.
E SE MARIA DEGLI UOMINI
LA MAMMA PIÙ POTENTE
SALVARE PUÓ E PROTEGGERE
SEMPRE L’UMANA GENTE
DA OGNI RIO MALOR,
FIGLI DI CASTELVETERE,
DA POPOLO CREDENTE,
DI VOCI AL CORO UNIAMOCI
CON VOCE SÍ POSSENTE
CHE SALGA FINO AL CIEL,
AD IMPLORARE GRAZIE
DA QUELLA MADRE NOSTRA.
ONNIPOTENTE E TENERA
COI FIGLI SUOI SI MOSTRA
CHE PENANO QUAGGIÙ.
È VER CHE SIAMO IN EPOCA
DI CIVILTÀ E CONQUISTA,
MA SON SMARRITI GLI UOMINI,
PERDUTO HANNO DI VISTA
LA FEDE E CARITÀ.
TRA LOR PIÙ NON SI AMANO,
SI UCCIDONO A VICENDA.
O MAMMA NOSTRA SALVACI
DA GUERRA SÍ TREMENDA
CHE TANTO FA TEMER.
NEL TUO VETUSTO TEMPIO,
CON NEVE DISEGNATO,
IL TUO DEVOTO POPOLO,
CHE SEMPRE HAI GUARDATO,
ELEVA A TE NEL CIEL
LA SUA FERVENTE SUPPLICA,
CON CUOR DI GRATI FIGLI:
O MAMMA, TU DIFENDICI
DAL MALE E DAI PERIGLI
E NON CI ABBANDONAR.
DAL CIELO, O GRAN REGINA,
CON SAN GIOVAN BATTISTA
E IL PREDILETTO APOSTOLO,
NON PERDERE DI VISTA
CHI TANTO SPERA IN TE.
E FA’ CHE TUTTI GLI UOMINI,
DEPOSTI I LOR RANCORI ,
IN ARMONIA DI ANIME
E SINFONIA DI CUORI
CAMMININO QUAGGIÙ:
PERCHÉ LÀ DOVE REGNANO
LA CARITÀ E L’AMORE
NON C’È CAINO E L’ODIO,
MA CRISTO, REDENTORE,
CHE TUTTI SALVERÀ.
O MAMMA DELLE GRAZIE,
DEL CIEL GRAN REGINA,
DEL TUO DEVOTO POPOLO
ALLA PREGHIER T’INCHINA:
PREGA PER NOI GESÙ.
Giovanni Sullo